29/01/14

Street food: Egg Talk


La storia è curiosa, e il risultato è da leccarsi i baffi (come direbbe il nonno di Gloria. Auguri!).
Come i nostri assidui lettori, o forse dovrei dire lettrici, sanno per il periodo che abbiamo trascorso ad Hanoi ci siamo recate spesso in un piccolo locale dove passare un pò di tempo in tranquillità (vedi post). Naturalmente vi erano molte vie alternative per raggiungerlo, ma la più veloce era di percorrere questa strada principale per tutta la sua lunghezza, attraversare la ferrovia e girare l'angolo.
Tra andata e ritorno trovavamo sempre qualche interessante negozietto di dolciumi o pop corn caramellate, o qualche interessante situazione, come i saldi (che si fanno buttando una coperta fuori dal negozio e sopra i vestiti, e poi ognuno arraffa quel che può).
Ma torniamo a noi. In uno di questi viaggi ci siamo accorte di questa strana insegna, e noi, esploratrici del gusto non potevamo esimerci dallo scoprire cosa si cucinasse all' Egg Talk. Così siamo entrate, e poi siamo uscite e sedute fuori visto che il locale era deserto (sembra senza motivo ma questa precisazione è fondamentale per il passo successivo), avuto il menù ci siamo accorte che i prezzi erano improponibili, e che non c'era nulla di speciale, se non che all'ultima pagina eccole lì: le talk egg (uova parlanti). Sapere cosa potessero essere era impossibile con uno staff poco collaborativo e un menù senza foto, ma non ci siamo lasciare intimidire e abbiamo preso due menu the+talk egg a 70.000 dong (circa € 2,50).
A questo punto sento sorgere dei dubbi nelle vostre menti. Tutto bello e interessante, ma il titolo non sembra coincidere con il racconto se non per il fatto che eravamo sedute fuori, ma comunque non è abbastanza per definirlo street food. Ed ecco il colpo di scena. Per fortuna divina decidemmo di sederci fuori perchè le "uova parlanti" non venivano preparate dalla cucina, ma bensì da un baracchino parcheggiato in "zona incrocio" dove un gentile signore si prestava alla preparazione del tipico piatto (vedi foto).

In realtà non era nulla di speciale: un impasto morbido, dolce ma non troppo che scaldato in una pentola sagomata ne assumeva la forma tipica, perfetta per immergere ogni ovetto nel latte dolce condensato e gustarselo in un sol boccone.
Solo al pensiero di poterne assaggiare un'altro mi rifarei 22 ore di autobus.




Walk with us,
Anna

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